La famiglia Peli comincia ad avvicinarsi al mondo delle armi dopo la Grande Guerra. Il nonno, Marcello Peli, nato nel 1899 lavora il legno per guadagnarsi il pane ed impara ad incassare i legni dei fucili per i piccoli artigiani di Gardone Valtrompia. Dal suo matrimonio nascono 4 figli maschi divenuti poi tutti armaioli. Uno di loro è il padre di Paolo, Eugenio Peli, un grande uomo, da lui il figlio ha appreso tutto, sia nel mestiere, che nella vita. È operaio della fabbrica Beretta dove lavora per 37 anni, li conosce la moglie, anche lei operaia della stessa azienda; dalla loro unione nascono il fondatore Paolo Peli e i suoi fratelli Giorgio e Loretta. Giorgio sin da quando è ragazzino segue le orme del padre e lavora anche lui presso la medesima azienda, iniziando come semplice operaio e arrivando con il tempo ad occupare posizioni di maggior rilievo.
Le prime sfide
Sin da bambino Paolo era affascinato dal mondo delle armi a tal punto che passava le giornate a guardare il padre ed i suoi fratelli che, dopo il loro lavoro, si ritiravano nel laboratorio attrezzato sotto casa, convertendo la loro passione in poco denaro in più per la famiglia. Costretto poi dal bisogno, finita la scuola professionale, cominciò a lavorare in vari settori non armieri, i quali non assecondavano la sua vocazione e per questo non portarono altro che all’insoddisfazione. Dopo l’orario di lavoro Paolo si rifugiava nel laboratorio di famiglia dove, passo dopo passo, imparava i trucchi del mestiere di armaiolo e dove finalmente poteva esprimere la sua passione.
La carriera
All’età di 18 anni arriva per Paolo la grande occasione: entra a far parte di una piccola azienda che viene riconosciuta anche a livello internazionale, la FAMARS. Lo zio Mario Peli, amico di Mario Abbiatico, lavora già in Famars da diversi anni e grazie a lui, Paolo riesce ad ottenere un colloquio. Quel giorno venne per la prima volta a contatto con Remo Salvinelli e Cristina Abbiatico ed accettò subito il lavoro. Così, per ben 24 anni la Famars è stata la sua vita.
Cominciò così a collezionare piccoli successi. Lavorò sul Rombo e il Tribute. Imparò a conoscere i fucili. Con il tempo riuscì anche a proporre idee personali e innovative, sulla base delle sue intuizioni, che si rivelarono successivamente molto utili all’azienda. Con la tecnologia imparò a disegnare e progettare nuovi fucili, come: sovrapposti con acciarini e batteria centrale. Innovazioni che verranno poi riprodotte anche sulla doppietta. Il suo sogno però, quello che aveva sin da ragazzino e che lo aveva sempre accompagnato nell’intero corso della sua vita, era ancora chiuso in un cassetto. Grazie però al suo grande impegno, alla sua capacità e alle persone che hanno creduto in lui, Paolo Peli è riuscito ad aprire quel cassetto il 28 giugno 2013 con nuovi progetti e un nuovo marchio: PMP.
Ripercorrendo la sua vita in queste poche righe, Paolo ha subito pensato a una famosa frase che gli è stata fonte di ispirazione e che lo ha sempre guidato, una delle sue citazioni preferite. Steve Jobs durante un suo discorso alla Standford University affermò: “Non puoi connettere i punti guardando in avanti, puoi solo collegarli guardando indietro. Ciò significa che devi avere fiducia nel fatto che, in un futuro, i tuoi punti si collegheranno. Devi avere fiducia in qualcosa, sia esso il tuo istinto, il destino, la vita, il karma, qualunque cosa. Credere che i punti si collegheranno lungo la strada, ti darà la sicurezza di seguire il tuo cuore, anche quando ti porterà fuori dal sentiero prefissato. L’unico modo per eseguire un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non l’hai ancora trovato, continua a cercare. Non accontentarti. “
Oggi Paolo può affermare che i punti della sua vita sono finalmente collegati. Si è reso conto che tutti i sacrifici hanno portato i loro frutti. La sua strada lo ha portato qui, dove ha sempre voluto essere, facendo ciò che ama davvero.
La carriera
All’età di 18 anni arriva per Paolo la grande occasione: entra a far parte di una piccola azienda che viene riconosciuta anche a livello internazionale, la FAMARS. Lo zio Mario Peli, amico di Mario Abbiatico, lavora già in Famars da diversi anni e grazie a lui, Paolo riesce ad ottenere un colloquio. Quel giorno venne per la prima volta a contatto con Remo Salvinelli e Cristina Abbiatico ed accettò subito il lavoro. Così, per ben 24 anni la Famars è stata la sua vita.
Cominciò così a collezionare piccoli successi. Lavorò sul Rombo e il Tribute. Imparò a conoscere i fucili. Con il tempo riuscì anche a proporre idee personali e innovative, sulla base delle sue intuizioni, che si rivelarono successivamente molto utili all’azienda. Con la tecnologia imparò a disegnare e progettare nuovi fucili, come: sovrapposti con acciarini e batteria centrale. Innovazioni che verranno poi riprodotte anche sulla doppietta. Il suo sogno però, quello che aveva sin da ragazzino e che lo aveva sempre accompagnato nell’intero corso della sua vita, era ancora chiuso in un cassetto. Grazie però al suo grande impegno, alla sua capacità e alle persone che hanno creduto in lui, Paolo Peli è riuscito ad aprire quel cassetto il 28 giugno 2013 con nuovi progetti e un nuovo marchio: PMP.
Ripercorrendo la sua vita in queste poche righe, Paolo ha subito pensato a una famosa frase che gli è stata fonte di ispirazione e che lo ha sempre guidato, una delle sue citazioni preferite. Steve Jobs durante un suo discorso alla Standford University affermò: “Non puoi connettere i punti guardando in avanti, puoi solo collegarli guardando indietro. Ciò significa che devi avere fiducia nel fatto che, in un futuro, i tuoi punti si collegheranno. Devi avere fiducia in qualcosa, sia esso il tuo istinto, il destino, la vita, il karma, qualunque cosa. Credere che i punti si collegheranno lungo la strada, ti darà la sicurezza di seguire il tuo cuore, anche quando ti porterà fuori dal sentiero prefissato. L’unico modo per eseguire un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non l’hai ancora trovato, continua a cercare. Non accontentarti. “
Oggi Paolo può affermare che i punti della sua vita sono finalmente collegati. Si è reso conto che tutti i sacrifici hanno portato i loro frutti. La sua strada lo ha portato qui, dove ha sempre voluto essere, facendo ciò che ama davvero.